Casa Passiva: 10 domande a Giovanni Sasso

1) Prima domanda: come procedere per il dimensionamento di una casa passiva?
Per progettare l’efficienza energetica a standard casa passiva occorre lavorare fortemente e contemporaneamente su due binari: da un lato occorre ridurre drasticamente le dispersioni, dall’altro al contempo è necessario aumentare in maniera controllata gli apporti solari gratuiti dall’esterno.
Ho volutamente specificato “in maniera controllata”, in quanto tipicamente gli apporti di calore dalla luce del sole provengono dalle superfici vetrate. Ora: le vetrate in una casa passiva sono il vero elemento che disperde calore.
Pensiamo che in una casa molto efficiente le vetrate disperdono calore anche dieci volte tanto i muri, quindi sono al contempo la maggiore fonte di calore, ma anche la peggiore fonte di dispersione.

2) quindi come vanno progettate le finestre di una casa a basso consumo energetico?
Per risolvere l’arcano occorre mettere le finestre in modo che sia massimizzato l’apporto invernale. Questo lo si ottiene attraverso un sapiente studio bioclimatico che influenza la progettazione del numero, posizione, orientamento e conformazione delle superfici vetrate. A volte non si raggiunte il risultato dello standard passivo desiderato senza la giusta combinazione di finestre.
Nella trattazione dell’argomento ci limitiamo qui solo alla problematica invernale propria dello standard passivo, mentre sappiamo bene che a detto standard in climi temperati si accompagnano di frequente problematiche di surriscaldamento estivo, se non attentamente valutati i correttivi.

3) La progettazione di una casa passiva naturalmente prevede un tot di isolamento dell’involucro esterno; quanto esattamente?
Anche qui la teoria è una cosa, la pratica un’altra. Il modo di procedere con il posizionamento dell’isolamento varia a seconda della collocazione climatica dell’intervento. In climi caldi tenderò a ridurre l’isolamento contro terra per sfruttare il naturale raffrescamento geotermico estivo offerto dal terreno. In climi freddi l’isolamento procede in maniera quasi indistinta intorno a tutto l’involucro.
Fondamentale è che non vi siano discontinuità nell’isolamento. La verifica la posso fare seguendo il perimetro dell’involucro marcando l’isolamento con un tratto colorato. Se vi sono interruzioni queste vanno risolte con opportune soluzioni.

4) Quale scelta compiere per realizzare una casa passiva?
E’ come dire “Quale casa è migliore?” la risposta univoca non esiste.
Dico sempre ai miei clienti: non ti preoccupar che sia passivo o meno: preoccupati se ci stai bene.
All’apparenza sembra un controsenso, in realtà le persone sono angosciate dala rincorsa a tutti costi al risparmio energetico, a costo di perdere il piacere e benessere di una casa comfortevole ed accogliente. Una casa deve -ho detto DEVE- essere risparmiosa. Ma al contempo deve piacere al suo proprietario. Solo se piace e risponde alle esigenze affettive di chi la abita, verrà amata e conservata nel tempo. Se è risparmiosa, ma non piace, può essere una macchina efficiente, ma al primo cambiare delle situazioni verrà trascurata alla ricerca di una risposta migliore.

5) Esiste una sezione migliore per casa passiva?
La risposta come sopra dipende molto dalla zona geografica o climatica dove va realizzato l’intervento. In tutte le zone climatiche dove la temperatura estiva giornaliera (media diurna-notturna) sale sopra i 25°C il pacchetto dell’involucro dovrebbe essere scomposto, mantenendo uno strato “pesante” ad alta inerzia termica, sul lato interno, e ponendo l’isolamento sul lato esterno.
Questo perchè tutte le volte che la temperatura dell’aria esterna sale oltre i 25°C e noi facciamo ventilazione secondo norma, quindi a 0,3 – 0,5 volumi ora, significa che in 2 o 3 ore abbiamo cambiato l’aria interna con quella esterna.
Ai 25°C dell’aria esterna aggiungiamo il calore dato dalle persone (100W termici/p) dagli elettrodomestici, dall’illuminazione (97 Watt termici per una lampadina da 100W ad incandescenza), dal sole che batte attraverso i vetri.
A questo punto la temperatura interna può salire anche di molto sopra i 25°C che sono considerati la temperatura soglia per il comfort. L’unica cosa che ci può salvare è la capacità dell’involucro sul lato interno di assorbire calore!

6) Esiste una normativa casa passiva?
Lo standard casa passiva (o passivhaus) è stato codificato dal dottor Feist del Passivhaus Istitut di Stoccarda nel 1991 e se si vuole ottenere la relativa certificazione occorre fare riferimento a detto protocollo. Di per sè invece il termine fa riferimento a ogni tipologia di abitazione dimensionata in maniera tale da non necesitare di un impianto di riscaldamento tradizionalmente interso, per la climatizzazione invernale.

7) esiste un software per realizzare una casa passiva?
Ne esistono molti e attenzione ad usarne molti! L’obiettivo della passivhaus è mantenere il carico termico massimo invernale entro il limite dato dalla quantità di calore generabile senza un impianto di climatizzaione tradizionale (esempio integrando il calore nella portata d’aria di ricambio se è presete un impianto di ventilazione controllata) e contenere il fabbisogno annuale sotto i 15 kilowattora per metro quadro in un anno (15 kWh/(mq*a). Per ottenerlo occorre compiere un’accurata analisi solare per le superfici vetrate. Per limitare il surriscaldamento estivo occorre calcolare inerzia termica dell’involucro e in particolare l’ammittanza interna (con parole semplici: la capacità dell’involucro sul lato interno di assorbire calore). ecc…

8 ) Che differenza c’è tra una passivhaus e una casaclima?
Sono due cose diverse. Passivhaus è un preciso ed univoco standard energetico privato codificato nel 1991 dal dottor Feist del Passivhau Istitut. Secondo detto protocollo l’intervento o è certificabile o non lo è.
Casaclima è un protocollo di certificazione energetica valido solo in Alto Adige ma commercialmente riconosciuto anche nel resto di Italia. Una certificazione casaclima significa che l’edificio è stato validato secondo detto protocollo, dopo di che può essere il classe A, B, C, ecc.
Tralascio qui di dilungarmi sull’opportunità o meno di fare riferimento in Italia ad un protocollo pensato per climi nordeuropei, che quindi calca molto l’accento sull’importanza degli apporti solari (che non a caso non appartengono alla cultura edilizia europea) e nulla dice in merito alla massa e inerzia dell’involucro.

9) Standard passivo e bioedilizia vanno d’accordo?
Si tratta evidentemente di istanze diverse. Nel primo caso l’obiettivo è specificatamente realizzare abitazioni con un ridotto consumo energetico, nel secondo caso nella loro realizzazione rispettare uomo e ambiente.
Come sempre i risultati possono essere concomitanti o meno. Dipende dal progettista.

10) Quali impianti per la casa passiva?
Primo obiettivo è il risparmio. La spesa per l’isolamento correto -ed opportuno- dell’involucro può essere anche molto alta, a seconda del costo degli isolanti impiegati. E’ chiaro che sull’isolamento non va risparmiato, in quanto ci consente di ridurre i consumi poi. L’obiettivo è isolare talmente tanto da non dovere realizzare l’impianto di riscaldamento e risparmiare così su una voce molto consistente. L’impantistica si risolve così nell’impianto di scarico e di acqua calda sanitaria. Servirà per produrre quella minima integrazione di calore necessaria qualcosa di semplice, molto variabile secondo le situazioni specifiche.


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