abbasso la certificazione energetica!

certificazione energetica e comfortAvete notato che da quando ci preoccupiamo dei consumi di casa non ci occupiamo più della casa? Solo di quanto consuma.
Quante volte il progetto e le sue qualità vengono confusi con il consumo energetico?
Ma che cos’è questo consumo energetico?
In definitiva il significato ultimo del consumo energetico è quanta energia il nostro paese deve produrre o importare per soddisfare il fabbisogno globale del territorio.

Invece nella pratica quotidiana il dato reale viene spezzettato e confuso con il dato teorico dell’efficienza energetica delle case e degli appartamenti.
Il dato che emerge dalla certificazione energetica deriva da metodologie di calcolo semplificate, che tengono in conto solo del clima invernale e solo dei principali fattori.
Tralasciando il calcolo relativo alle fonti energetiche rinnovabili, per il quale occorrerebbe aprire un capitolo a sè, il risultato è che la certificazione energetica non ci dice nulla su quanto consuma complessivamente la casa, ma fornisce un’idea semplificata di quanto consuma durante il solo inverno.

Ma ragionare guardando solo a metà del problema è fuorviante.
Significa prendere per buoni metodi di calcolo pensati in altri paesi e per altri climi, senza adattarli al nostro contesto.
Significa trascurare che da Roma in giù il carico termico estivo può raggiungere con facilità valori superiori a quelli invernali.
Significa non avere -e non dare al cittadino- un’idea del comfort che la sua casa potrà offrirgli in estate. Significa non distinguere -al di là dei consumi invernali- tra un trullo e una baracca in pannello sandwich.
Significa in definitiva pensare di fare efficienza energetica senza parlare di comfort.

Impianto ed involucro sono un tutt’uno e presentano un comportamento dinamico e simbiotico ben al di là del numero che esce dal programma di certificazione, e riescono a soddisfare le reali esigenze di efficienza energetica e comfort dell’utente, solo se intorno a lui sono pensati.

Allora la domanda è sempre la stessa: quanto ha senso fare case per il protocollo di Kyoto se non teniamo a mente il livello di soddisfazione di chi ci andrà ad abitare?


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